Rheum officinale Baill.

Rabarbaro

Rabarbaro: dal latino reubarbaru(m), greco réon bà rbaron, a cui si sovrappose Ra, nome latino del fiume Volga, sulle cui rive cresceva.
Réon è di origine persiana ed era detto barbaro appunto perché di provenienza straniera.
Commentando quanto aveva scritto Dioscoride: “Il Rhapontico chiamano alcuni rha, & alcuni rheon.
Nasce in quelle regioni, che sono sopra il Bosphoro, donde ci si porta”, il senese Mattioli, nel XVI secolo, si lancia in una lunghissima e dottissima disquisizione, chiamando in causa Avicenna, Strabone, Galeno, Plinio e quanti altri, per stabilire se “il Rheubarbaro nostro usuale, & il Rhapontico di Dioscoride fussero una cosa medesima”.

Rabarbaro
Rabarbaro

Genere Polygonaceae

Altri nomi Rabarbaro cinese

L'uso in cucina

I lunghi e carnosi piccioli delle foglie possono essere cucinati in diversi modi ed utilizzati per farne confetture e gelatine, le foglie, invece, non sono commestibili e possono perfino essere tossiche. La parte preziosa della pianta è la radice, dalle mille miracolose virtù, con la quale si possono preparare, anche con ricette casalinghe, aperitivi, amari, digestivi, caramelle.

Proprietà medicamentose

Nella medicina cinese il Rabarbaro è noto da tempi antichissimi ed è già citato, come rimedio contro l'indigestione, nel Pen Tsao o Grande libro delle erbe, compilato nel 2737 a.C. da Sheng Nung, l'Imperatore Rosso.
Al rizoma, che viene raccolto non prima di tre o quattro anni, sono state e vengono tuttora attribuite proprietà lassative, ma anche antidiarroiche, in particolar modo per i bambini; colagoghe stimolanti la secrezione biliare; eupeptiche digestive; toniche stomachiche; vermifughe.
Il fatto che il Rabarbaro in tempi antichi “vendevasi a peso d'altrettanto oro” e quindi “non lo davano i medici per ischifar la spesa, se non nei casi grandi, & pericolosi” ha contribuito ad accrescerne la fama di “medicina benedetta, eccellente e solenne: nella quale si contengono molte doti, & belle qualità, che si ricercano in un medicamento solutivo”.
Francesco Sforza, duca di Milano, si faceva preparare pillole di Rabarbaro dal Gattinara, farmacologo illustre dell'Università di Pavia.
Esternamente si usa la polvere di Rabarbaro per le piaghe e le ulcere.
Il Ricettario Fiorentino del 1696 riporta la composizione di un olio contro i veleni, che annovera tra gli ingredienti il Rabarbaro, con altre varie droghe ed una certa quantità di scorpioni vivi!
Attenzione: l'acido crisofanico contenuto nella radice di Rabarbaro determina una colorazione giallo-rossastra dell'orina, delle feci, della saliva, del sudore e perfino del latte delle nutrici. Si danno anche contro indicazioni negli stati di gravidanza, nei casi di gotta ed in presenza di emorroidi.

L'impiego nella cosmesi

Ai decotti di Rabarbaro si attribuisce la capacità di schiarire i capelli.

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