Lavandula angustifolia Mill.

Lavanda

Lavanda: dal latino lavanda, gerundio di lavare, perché usata per profumare l'acqua per i lavaggi e le abluzioni.

Lavanda
Lavanda

Genere Lamiaceae (Labiatae)

Sinonimi Lavandula officinalis, Lavandula pyrenaica, Lavandula spica, Lavandula vera, Lavandula vulgaris

Altri nomi Nardo, Spica, Spigo, Spigo nardo, Spigo di San Giovanni

Dialetti savonesi Spigu, Spigunardu

L'uso in cucina

Nonostante le virtù della Lavanda siano essenzialmente legate alla sua profumazione, alcuni autori ne indicano utilizzi culinari per insaporire, con altre erbe aromatiche, piatti di carne; per profumare delicatamente le marmellate; per candirne i fiori; per preparare vino ed aceto aromatizzati. Esiste anche una ricetta per il pollo alla Lavanda.

Proprietà medicamentose

Come in molti casi analoghi più autori nel corso del tempo hanno fatto a gara per attribuire alle tisane, infusioni, decotti ed essenze di Lavanda le più disparate proprietà medicamentose: analgesiche, nei casi di emicrania; antisettiche; antispasmodiche; aromatizzanti; balsamiche; carminative, per rimediare a fastidiose ventosità intestinali; cicatrizzanti; colagoghe; coleretiche; digestive; diuretiche; insetticide; ipnotiche, utili in varie forme di malessere di origine nervosa; stimolanti; stomatiche; sudorifere; vermifughe; vulnerarie.
In epoche trascorse, già prima del XVI secolo, della Lavanda si faceva uso larghissimo in medicina ed era usata, con serena fiducia, anche in casi di asma, balbuzie, epilessia, gotta, leucorrea, paralisi, scrofola, tigna, perfino per uccidere pidocchi e piattole e per curare i cani da caccia morsicati da una vipera.
Nelle sue dotte disquisizioni sulla materia medica, pubblicate nel 1557, commentando l'asserzione di Dioscoride che “il Celtico Nardo” (pianta odorifera di grandi virtù medicinali) “nasce nell'alpi di Liguria”, il medico senese Mattioli, intorno alla metà del Cinquecento, scrive della Lavanda in questi termini: “Imperoché a Genova, città di Liguria, & in altri luoghi circonvicini, dove agevolmente il Celtico nardo s'havrebbe, non curandosi i medici, ne gli spetiali, che quivi dimorano, di rintracciarlo, usano (seguendo i volgari, & manifesti errori) la Lavanda in vece di quello…”
Alla fine del Seicento una dramma (poco più di tre grammi e mezzo) di fiori di lavanda è nella composizione dell'Unguentum pomatum officinale dell'illustre farmacologo francese Nicolò Lamery, considerato il prototipo delle pomate, cioè unguenti preparati impiegando polpa di mele (pomi), ricca di pectina.

L'impiego nella cosmesi

L'impiego più noto della Lavanda è per la preparazione dell'essenza che, secondo la concentrazione ed il metodo di estrazione è denominata Lavanda italiana, francese o inglese. Da cento kilogrammi di fiori e foglie si estraggono da mezzo kilogrammo ad un kilogrammo di essenza. Per i capelli grassi si consiglia il risciacquo con acqua dove hanno bollito fiori di Lavanda; l'olio essenziale è indicato per acne e foruncoli; foglie e fiori rendono balsamica l'acqua del bagno, come ricorda l'etimo del suo nome latino.

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