Per la sezione “Personaggio del mese”, i protagonisti di dicembre sono padre e figlio: Stefano e Ivo Paccino,
dell’omonima azienda agricola con sede a Bastia d’Albenga. Un’impresa agricola nata oltre 60 anni fa,
dedita alla produzione di ortaggi.
L’azienda si sviluppa su circa 25.000 metri quadrati ed è vocata alla produzione di ortaggi, anche se, come
spiega, Stefano, il patriarca dell’azienda, vengono ancora prodotti fiori e aromi recisi ma in piccola quantità.
Titolare dell’azienda è Ivo Paccino, coadiuvato da suo padre, Stefano, sempre pronto a fornire consigli e
sostegno nei momenti più delicati ed impegnativi. Spiega Stefano Paccino: “Fin da ragazzino ho coltivato la
terra che era dei miei genitori, poi ho iniziato ad affittare qualche piccolo terreno e in seguito ho comprato
le terre che ora sono il cuore dell’azienda gestita da mio figlio”.
Continua Ivo Paccino: “Oltre ad una breve parentesi dedicata ai fiori, nei primi anni 2000, la nostra azienda
si è sempre occupata di ortaggi. Abbiamo
pomodori, che coltiviamo in serra e riusciamo a produrre da
maggio a dicembre, grazie a qualità diverse, alcune primaticce altre tardive. Solitamente in primavera
produciamo
cuore di bue mentre in autunno abbiamo la
marmanda. Quest’ultima qualità è più resistente e
meno soggetta al marciume apicale. In primavera produciamo anche
carciofi mentre in inverno ci
dedichiamo ai
cavolini di Bruxelles, alle
bietoline ed al
cavolo nero. Si tratta dunque di un lavoro che ci
impegna in ogni stagione con prodotti diversi. Abbiamo mantenuto una produzione di
aneto, dedicata al
mercato nord europeo, ma è praticamente solo un riempitivo nei periodi di minor produzione orticola e
produciamo nella stessa ottica anche il
rosmarino. Credo sia fondamentale differenziare le coltivazioni, così
da avere sempre un’alternativa visti anche gli sbalzi di un mercato poco prevedibile. Come dicevo abbiamo
prodotto per circa 10 anni anche margherite, ma francamente il settore floricolo è molto lontano dal mio
modo di concepire il lavoro, si tratta di un’attività stressante e la vendita è concentrata in pochissimi mesi o
addirittura settimane; io preferisco la metodicità che si ha nel comparto orticolo, dove non ci si gioca il
lavoro di mesi in una manciata di giorni, ma si può pianificare con più tranquillità e decidere in autonomia
del proprio tempo. Noi coltiviamo tutto a terra e molti prodotti sono in serra. Si tratta di una
coltivazione
piuttosto tradizionale che però nel tempo si è evoluta; per esempio negli anni ’80 l’uso di fitofarmaci era
maggiore, oggi c’è un grande ridimensionamento di questo utilizzo. Noi non facciamo agricoltura biologica
ma comunque stiamo molto attenti ai prodotti utilizzati; questo è, secondo me, un bene, perché mangiamo
prodotti più sani e anche chi lavora la terra lo fa in un ambiente sicuro”.
Una nuova attenzione verso la terra, la sua preservazione e la tutela ambientale.
Spiega Ivo Paccino: “Un tempo non si vedevano animali selvatici, oggi la fauna è tornata ad abitare la
campagna, a volte in modo fin troppo invadente, ma è comunque giusto così. Non si erano più visti grilli e
rane che adesso popolano il nostro entroterra, anche le tartarughe non sono più rarissime. Purtroppo, a
volte, arrivano anche animali più dannosi, come le volpi o i cinghiali ma è un problema da mettere in conto.
C’è poi anche la presenza di insetti utilizzati proprio per aiutare in agricoltura, basti pensare che una volta si
impollinavano i pomodori uno ad uno manualmente, ora questo faticoso lavoro è svolto dai bombi che
introduciamo nelle serre tramite arnie”.
Stefano Paccino aggiunge: “Oggi lavorare in campagna è diverso da com’era anni fa. Io ho 85 anni ed ho
cominciato quando questo era un settore davvero remunerativo, oggi un giovane trova più difficoltà per
avere margini di guadagno e per pensare di acquistare terreni o costruirsi una casa. Se non si parte, per così
dire, con le spalle coperte, diventa davvero difficile. L’azienda che ho creato io negli anni ’70 sarebbe più
difficile da realizzare oggigiorno”.
Conferma Ivo Paccino: “Io sono partito con un’azienda già avviata, oggi lavoro con un dipendente, che è
con me tutto l’anno, e con il fondamentale supporto di mia moglie Sabrina che gestisce la contabilità e tutti
gli adempimenti burocratici. Non so se i miei figli, Nicolò di 24 anni ed Elisa di 12, seguiranno questa strada.
Al momento il maggiore ha studiato economia aziendale e cerca di costruirsi il suo futuro nel settore che ha
scelto, mentre la più piccola è ancora troppo giovane per prendere decisioni in questo senso. Certamente il
futuro del settore appare grigio anche se si sta facendo molto per la tutela e la promozione dei nostri
prodotti. A tal proposito un plauso va alla
Cooperativa che negli ultimi anni sta facendo un importate
lavoro di promozione; in questo senso va anche l’ultima grande iniziativa, quella della creazione del
marchio
TipicoSì a cui ho aderito con entusiasmo. Si tratta di un progetto nuovo che si fonda proprio su
quelli che sono i capisaldi con cui io e la mia famiglia lavoriamo:
rispetto del territorio, tutela dei nostri
ortaggi tradizionali, valorizzazione dei prodotti e divulgazione delle loro caratteristiche. Credo che sia di
fondamentale importanza far capire al consumatore ciò che viene messo in tavola, solo così certi prodotti
possono essere valorizzati e non scomparire, come hanno rischiato di fare in passato alcune delle nostre
eccellenze”.
[Intervista tratta da L’O numero dicembre 2024]